Quando si parla di dipendenza si pensa a una grave situazione patologica di sottomissione a sostanze o a comportamenti illegali come la droga e il gioco d’azzardo. In realtà il concetto di dipendenza è complesso e variegato, tanto da differenziare tra “nuove dipendenze” e “dipendenze senza sostanze”. La definizione IAD (Internet Addiction Disorder), nata nel 1995, indica una dipendenza patologica che rivela un disagio dell’individuo e ha conseguenze estremamente dannose. La dipendenza da internet può essere considerata una vera e propria malattia causata da un pensiero ossessivo e da un comportamento compulsivo e dalla perdita di controllo. Molti giovani, nel periodo di affermazione della propria libertà ed espressione della propria individualità, rischiano di rimanere imprigionati in comportamenti pericolosi, rinchiusi in una realtà virtuale, nella solitudine di “vite parallele”, come uno dei personaggi dello spettacolo Kome un kiodo nella testa ben evidenzia con la sua storia. Lo spettacolo è una fotografia sul mondo di tre adolescenti e grazie al racconto di queste vite evidenzia il valore della scelta, la capacità di esercitare la propria coscienza critica, di affermare la propria indipendenza, come massima espressione di libertà e crescita.
PRIMA PARTE: visione dello spettacolo
KOME UN KIODO NELLA TESTA uno spettacolo sulle dipendenze
Kome un kiodo nella testa è una storia narrata a tre voci, un viaggio nel mondo adolescenziale con tutte le sue luci e ombre, in cui il gioco attorale, fisico e verbale diventa un veicolo per raccontare le tentazioni e gli inganni. La storia di Letizia, Tommaso e Riccardo mette in luce alcune di quelle che vengono chiamate “nuove dipendenze”: la dipendenza da internet che genera una schiavitù informatica e uno stravolgimento delle relazioni umane, la dipendenza da immagine e dall’emulazione di modelli inarrivabili di bellezza e successo, l’aspirazione alla sovraesposizione mediatica. Nuove ossessioni, spesso caratterizzate da comportamenti apparentemente normali, che rischiano di compromettere la libertà di scelta dell’individuo. Lo spettacolo utilizza due linguaggi: uno più legato alla vita quotidiana e uno poetico, che attraverso il teatro ha la capacità di colpire nel profondo e suscitare domande e dubbi, anche nei soggetti apparentemente meno sensibili. Kome un kiodo nella testa, attraverso le storie dei tre ragazzi, evidenzia il valore della scelta, la capacità di esercitare la propria coscienza critica, di affermare la propria indipendenza, come massima espressione di libertà e crescita.
SECONDA PARTE: approfondimento – Naufraghi o marinai?
Dopo la visione dello spettacolo, la giornalista Sky Chiara Ribichini conduce la fase di approfondimento in cui esperti e figure di rilievo nel mondo scientifico sono chiamate a confrontarsi con il pubblico sui temi trattati.
Interverranno:
Pierfrancesco Majorino – Assessore Politiche Sociali Comune di Milano
Dott. Nicola Iannaccone – Psicologo e consulente scientifico dello spettacolo
Dott.ssa Rosa Mininno – Psicologa, Presidente Rete Nuove Dipendenze e Ce.S.I.G. (Centro Studi e Interventi sulla Genitorialità)
Valeria Cavalli, Claudio Intropido – Direzione Artistica Quelli di Grock e registi dello spettacolo Kome un kiodo nella testa
Sarà inoltre presente un rappresentante della Polizia Postale di Milano
Sportello informtivo a disposizione del pubblico a cura di Rete Nuove Dipendenze e Associazione L’Amico Charly Onlus
Per informazioni potete visitare questo sito web.
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