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Counseling Day 2024


 
FARE Professionisti: relazione finale del presidente del CoLAP Emiliana AlessandrucciGrazie, il livello di partecipazione e il calore che si respirano in questo Auditorium rafforzano ancor più il mio orgoglio di Presidente del CoLAP, poter mettere a disposizione di tutti voi e delle associazioni la mia persona e le mie competenze è per me un grande onore, di cui Vi sono riconoscente, quindi grazie di cuore. Prima mentre osservavo la platea ho pensato da chi tutto questo è stato reso possibile, certo se lo chiedessi al Rettore o a qualche Padre seduto in platea saprebbe bene come rispondermi; ma non siamo "raccomandati" così in alto e pertanto credo che tutto questo movimento politico, culturale, professionale ha un vero padre fondatore, il mio predecessore, il nostro Presidente Onorario Giuseppe Lupoi. Non ti preoccupare, non intendiamo qui erigerti un monumento, perché come dice Hazlitt, I soli che meritano un monumento non ne hanno bisogno; e sono quelli che hanno eretto un monumento nelle menti e nelle memorie degli uomini.

Mentre cercavo un'ispirazione per avviare la mia relazione e per renderla più efficace in termini comunicativi ho scoperto che molti… anche da tempo parlavano di noi…

Olivetti per esempio nel suo discorso di inaugurazione della fabbrica di Pozzuoli diceva: La nostra società crede nei valori spirituali, nei valori della scienza, nei valori dell'arte, nei valori della cultura, crede, infine, che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora ineliminate tra capitale e lavoro. Crede soprattutto nell'uomo, nella sua fiamma, nella sua possibilità di elevazione e riscatto, quanto questa definizione somiglia a quello che respiriamo e viviamo nelle nostre associazioni, quanto somiglia alla bandiera del professionista associativo. E poi va avanti e tratta il tema caro della "felicità" al lavoro, perché il lavoro sia esso fabbrica o professione indirizzerà ad una più libera felice e consapevole esplicazione della persona umana.

Mentre leggevo queste righe pensavo a come, noi professionisti, siamo dei privilegiati, scegliamo il nostro lavoro, scegliamo il modo di professarlo, scegliamo gli ambiti di intervento e di specializzazione. Ma poi partecipo a convegni e a confronti politici, sindacali sul lavoro e sento troppo spesso trattare "l'autoimprenditoria" come una scelta di secondo ordine, obbligata o di precariato.

Noi non siamo precari! A volte ci trattano da precari ci vorrebbero precari, ma noi non lo siamo, le nostre partite IVA, collaborazioni, società, e contratti sono quelli di chi sceglie il proprio lavoro in termini di contenuti e di modalità di esercizio; noi non siamo il popolo di serie B, ma siamo il settore a cui si sta poggiando la nostra economia per riprendersi e per affrontare strategicamente il futuro.

Varie raccomandazioni europee, ecco qualcun altro che parla di noi, fanno riferimento all'importanza di investire nella società della conoscenza per avviare la ripresa e sostenere la competitività; il valore economico è sempre più generato da beni immateriali; il bene di produzione oggi è il sapere, che diviene risorsa strategica, siamo nell'Europa della conoscenza, che supera i confini nazionali e diviene un unico mercato. E noi siamo i protagonisti di questo nuovo mercato in evoluzione, su di noi si punta per competere, per crescere, per sostenere.

E poi tutte queste belle raccomandazioni europee ricche e cariche di buoni principi cozzano con la condizione in cui i nostri professionisti esercitano, vivono, si imbattono tutti i giorni. Siamo i più vessati! Non ci fa piacere dirlo ma è così. Lo abbiamo sentito dalle testimonianze in platea, abbiamo tanti oneri, rarissimi e spesso impraticabili diritti.

Ma come l'Europa chiede di investire su di noi…. e in Italia ci innalzano i contributi previdenziali, non prevedono tutele sociali, fanno fatica a riconoscerci, ci bloccano quando occupiamo spazi professionali liberi, ci denunciano, ci minacciano, insomma una bella contraddizione non credete?

Ma il vero paradosso è un altro: ci riconosco quando dobbiamo "pagare", "contribuire", lì si che sono bravi ad identificarci, ma poi quando dobbiamo partecipare a gare, offrire la nostra professionalità, competere con altre professioni nell'ipotesi migliore ci ignorano nell'ipotesi più diffusa ci disconoscono. Ogni tanto tentano anche di mistificare la nostra identità: qualcuno non ci chiama professionisti, altri ci interdicono l'utilizzo di determinate parole per definire cosa facciamo, altri addirittura ci chiamano ancora abusivi!

Credo che sia il momento di far sentire la nostra voce, il nostro dissenso, ma soprattutto le nostre proposte.

La mia Presidenza, come ho ampiamente detto, ha intenzione di sottoporsi a verifica periodica, non mi piace chi lavora a 3/4 anni senza mai sottoporsi a valutazione, senza aver condiviso le strategie ed essersi assunto il rischio delle azioni intraprese. Il 24 maggio scorso, giorno della mia elezione, ho fatto un discorso programmatico che partiva dalle 4 prime lettere dell'alfabeto, primi 4 ambiti su cui avrei voluto lavorare nei primi sei mesi di presidenza: ho parlato di Aggregazione, di Bravura, di Crescita e di Dialogo.

Rispetto all'aggregazione abbiamo fatto un lavoro importante sulle regole di partecipazione, sulla deontologia e sulla fidelizzazione, l'evento di oggi è la dimostrazione che abbiamo lavorato bene. Ma siamo andati oltre, abbiamo sviluppato network per noi e per i nostri professionisti, l'intesa con Federmanager e con Adiconsum per esempio, sono reti che ci offrono altre reti e servizi, servizi che i professionisti iscritti alle nostre associazioni potranno utilizzare.

Oggi il CoLAP con l'iscrizione all'elenco del MISE come forma aggregativa potrà svolgere la sua funzione anche formalmente; questo importante risultato è nato da un lavoro di confronto con il MISE, colgo l'occasione per ringraziare il Direttore Vecchio e il suo staff, non è scontata la possibilità di dialogo e di collaborazione, a voi questo merito.

Certamente questa è una vittoria del CoLAP, ma non certo PER il CoLAP, ci tengo a precisare che l'iscrizione nell'elenco delle forme aggregative eleva l'intero nostro settore, infatti con essa il mondo associativo è formalmente riconosciuto come interlocutore rappresentativo di una forza importante di questo paese. Pertanto potete sentirvi tutti soddisfatti del risultato raggiunto.

Oggi siamo qui anche per valutare la legge 4/2013 ad un anno dalla sua approvazione, mi fa piacere avere qui presenti gli Onorevoli e Senatori con cui abbiamo lavorato, trovato mediazione e alla fine prodotto, ringrazio la Senatrice Fioroni, gli Onorevoli Froner, Mantini e Quartiani grazie per averci creduto, per esservi spesi per noi.

Ma se ci pensiamo diciamocelo bene la legge ancora non ha prodotto i suoi frutti, dobbiamo lavorarci sopra. La legge resta un'opportunità che possiamo o meno cogliere, per metterla in pratica abbiamo davanti un importante lavoro. Con la legge abbiamo in questo anno visto le associazioni crescere, strutturarsi, avviare processi di cambiamento importanti, ora dobbiamo promuovere il nostro ruolo di garanti della nostra utenza e di promozione della qualità professionale. Dobbiamo promuoverlo presso gli stakeholder, dobbiamo promuovere il valore dell'attestazione di qualificazione professionale rilasciata dalle nostre associazioni; deve diventare un valore aggiunto identificabile, strumento di valorizzazione e titolo preferenziale per la scelta del professionista. Dobbiamo lavorare affinché il sistema normativo italiano e i provvedimenti siano permeati dalla legge 4, abbiamo già avuto successo con l'emendamento approvato al decreto del Fare dove si permette l'accesso al Fondo Generale di Garanzia ai professionisti in possesso dell'attestazione ai sensi dell'art. 7 della legge 4/2013.

Qualcuno dice che l'attestazione entra in concorrenza con la certificazione, ma come si possono confrontare?

L'attestazione nasce da una processo continuo di rispetto di regole deontologiche, di aggiornamento permanente, di partecipazione attiva alla comunità di professionisti, si rafforza con la verifica di esperti di quel settore (professionisti anche loro) che conoscono la materia e che ne conoscono i cambiamenti avvenuti e in atto.

La certificazione fa riferimento ad uno schema e ad una norma messa a punto e aggiornata lentamente e con difficoltà, (pensate che la norma degli amministratori di condominio sta subendo ora un processo di aggiornamento dal '93 e perché sono nate modifiche per legge), la verifica viene svolta da soggetti che fanno di mestiere i certificatori e che forse troppo poco conoscono la materia che stanno certificando, il controllo deontologico è più blando. Abbiamo ampiamente discusso in direttivo sul rapporto tra le associazioni e gli organismi di certificazione, certo non abbiamo il potere di bloccare questo processo ormai in corso e tra l'altro previsto da legge, ma vogliamo poterlo "condizionare"; vogliamo entrare nella costruzione degli schemi e nelle commissioni di valutazione, vogliamo valorizzare anche nella certificazione l'iscrizione all'associazione; e potremmo ipotizzare che la certificazione sia uno dei requisiti opzionali per il rilascio dell'attestazione. Vigileremo sugli organismi di certificazione e sono ben contenta di aver avviato fin da oggi una collaborazione e un confronto con Uni e con Accredia, credo che la loro apertura verso le associazioni e la nostra verso di loro potrà creare delle interessanti sinergie.

Il nostro lavoro è appena iniziato abbiamo molta strada da fare, voglio poter promettere all'ingegnere che ha parlato prima che quell'attestazione che gli costa denaro, studio, impegno gli permetterà di trovare lavoro come Project Manager, voglio promettere ai pedagogisti che lavorano nelle scuole che ci impegneremo affinché nei concorsi venga valorizzato il possesso dell'attestazione, voglio promettere a tutti i nostri professionisti, che non solo saranno professionisti di serie A, ma che il loro investimento, la loro competenza, il loro impegno verranno valorizzati nel nostro mercato; è una sfida che ci sentiamo di intraprendere perché vogliamo contribuire al cambiamento del nostro paese, introducendo un sistema reale meritocratico, capace di valorizzare le professionalità. Ma cambiare un paese vuole dire saperselo prima immaginare diverso, ecco leggendo il discorso di Renzo Piano quando ricevette il premio Pritzker ho scoperto che parlava di noi: cambiare significa scrutare nel buio, rinunciare a punti di riferimento, sfidare ignoto con tenacia, con insolenza, con quella ostinazione, che io trovo sublime e senza cui talvolta si resta alla periferia delle cose.

Arriviamo alla C- di crescita. Beh in questo periodo è difficile parlarne, a volte è anche difficile avere la speranza di crescere, ecco un altro che parla di noi, Papa Francesco: Mai offuscare la speranza. La speranza è creativa, è capace di creare futuro. Una società aperta alla speranza non si chiude in se stessa, nella difesa degli interessi dei pochi, ma guarda avanti nella prospettiva del bene comune… e non c'è speranza sociale senza un lavoro dignitoso, mi ha colpito questo legame della speranza con il lavoro, non uno qualunque ma quello dignitoso; per oltre 10 anni abbiamo gridato alla nostra dignità, riconoscere il ruolo delle professioni associative è dare loro dignità, significa darla ad oltre 3 milioni di italiani. In questo periodo di crisi abbiamo osservato le iscrizioni alle nostre associazioni, pur avendo in molti casi dovuto abbassare la quota associativa il numero degli iscritti è salito. Questo fenomeno ha varie motivazioni ovviamente; la più diffusa è l'indebolimento del lavoro cosiddetto stabile e della valutazione del lavoro; stiamo assistendo ad un cambiamento di percezione del lavoro, che non necessariamente ha soli aspetti negativi. Il lavoro è come se fosse stato liberato, ha rotto le catene della dipendenza, e questo può portare verso diverse possibilità: la deriva del precariato, l'opportunità di scegliere il proprio lavoro, non quello offerto, non quello proposto, non quello demandato di padre in figlio!

Oggi i professionisti che si associano alle nostre associazioni vengono da lavori stabili che si sono destabilizzati e così colgono l'occasione per investire, puntare, scommettere sulla professione intellettuale, che sappia di più corrispondere alle proprie aspettative, ripensare il lavoro così lo rende più dignitoso, più libero e anche più umano. Ma la politica, l'economia devono iniziare a fare scelte che non penalizzino tali preferenze, ma che piuttosto le incentivino; noi puntiamo all'emersione, non vogliamo che i professionisti siano costretti a soccombere! Molte volte con il Vice Ministro Fassina mi sono impuntata: la politica non deve essere vittima, succube, ancorata all'economia, non si può procedere solo su scelte sostenibili, coperte, protette, occorre rischiare, prendersi la responsabilità di credere in "qualcosa" e di proporlo anche contro corrente, anche contro "bilancio"… e devo dire che il Vice Ministro molto si è spinto in avanti per noi, a lui il nostro ringraziamento per l'emendamento al decreto del Fare e per l'emendamento alla legge di stabilità che richiede il blocco dell'innalzamento dell'aliquota contributiva per i professionisti a partita IVA esclusiva; quello è stato un provvedimento coraggioso e necessario, dove la politica si è imposta all'economia e ha proposto una soluzione su cui cercare una copertura. Oggi occorre andare oltre e ripensare l'intero sistema contributivo della gestione separata INPS, lì dentro ci sono parasubordinati e professionisti, vanno trattati secondo principi diversi, se il parasubordinato va equiparato al dipendente in termini di costi e tutele, il professionista a partita IVA va messo nella condizione di poter lavorare ed essere competitivo rispetto ai suoi colleghi ordinisti; continuare a trattarli nello stesso modo significa impoverire le partite IVA e metterle fuori mercato. Dal 2011 abbiamo perso oltre 20 mila partite iva iscritte alla gestione separata e il trend è peggiorativo, non incentiviamo il sommerso, impegniamoci per rendere la professione sostenibile. Il blocco è un provvedimento necessario e emergente, ma non si può rimandare l'esigenza impellente di una riforma più ampia e strutturata che tenga conto delle differenze e delle potenzialità dei diversi professionisti lì rappresentati. Noi siamo pronti a lavorarci fin da oggi: chiederemo al Viceministro Fassina, che nella nota inviata questa mattina ci ha confermato la sua piena disponibilità ed il suo sostegno, all'On.le Abrignani che oggi ha condiviso con noi l'esigenza di una riforma organica della previdenza di aprire un tavolo di confronto che ragioni sulle ipotesi possibili e sul loro grado di fattibilità, questo evento si chiama FARE, perché non vorremmo promesse, ma impegni reali a cui intendiamo contribuire fattivamente da subito.

A volte mi sento Galileo Galilei, che con un piccolo arnese costruito per avvistare le navi, il cannocchiale appunto, punta verso le stelle, aveva voglia di fare una rivoluzione, e non esitò a mettersi contro la lobby più potente del suo tempo. Questo è quello che tentiamo di fare ogni giorno, il rapporto con gli ordini professionali si è inasprito, il loro tentativo è di continuare a rivendicare spazi riservati, a trincerarsi dietro fantomatiche protezioni del mercato, le denuncie in alcune professioni sono aumentate e anche le battaglie mediatiche si sono acutizzate; ma ci sentiamo sicuri, non occupiamo spazi riservati e crediamo profondamente nella libertà di esercizio della professione, principio sancito dalla Costituzione… anche Lei parlava di noi! Ma non possiamo subire gli attacchi senza studiare una strategia, senza mettere al sicuro i nostri professionisti e il loro lavoro; per questo abbiamo fatto un accordo con DAS per la tutela legale del professionista.

Sono stati mesi del Dialogo questi trascorsi e lo saranno quelli che verranno, abbiamo costruito reti, rafforzato la nostra leadership e ci siamo distinti per la nostra onestà intellettuale, per la nostra serietà nell'aver portato avanti le istanze, e la nostra chiarezza nelle posizioni intraprese, sappiamo che questo CoLAP deontologico, impegnato, serio non piacerà ad alcuni, che troveranno altrove le cariche che vogliono per affermare personalismi e individualismi.

Ed ora mi permetterete un piccolo momento per i ringraziamenti.

Ringrazio per primi i diffidenti, i cattivi pensatori, coloro che pregiudizialmente mi hanno giudicato, ringrazio loro perché hanno fomentato il mio coraggio, la mia voglia di fare e il mio entusiasmo.

Ringrazio poi il mio Direttivo, sia quando è critico che quando è partecipativo perché, è sempre molto costruttivo, in particolare le donne, siamo quasi la metà ora, perché con la loro presenza hanno migliorato il clima dei nostri consigli, perché si "sporcano spesso le mani" per venirmi in aiuto e soprattutto perché sono il mio grande supporto.

Per chiudere vorrei leggerVi un estratto di diverse lettere che Silvano Agosti ha scritto dalla Kirghisia e che io porto nel cuore, perché è a questo paese che vorrei ambire e a un paese come questo che vorrei dare il mio contributo…

Cari amici,
alcune vostre lettere esprimono sempre più stupore e incredulità, nei confronti dell'esperimento sociale che vi vado raccontando.

La vostra difficoltà a credere che sia possibile organizzare la società a favore degli esseri umani e non dei gruppi di potere, testimonia la sottomissione che vi imprigiona, impedendovi di vivere…

In Kirghisia è dovere principale di tutti non dimenticare mai che si vive una sola volta soltanto e ogni persona considera se stessa un capolavoro della natura e come tale concepisce i propri simili.

Nessuno, se non immerso in un'ignoranza totale, si sognerebbe di usare un quadro di Van Gogh come vassoio per il thè o la Pietà di Michelangelo come attaccapanni.

Qui da noi è chiaro a tutti che anche il più sprovveduto degli esseri umani, messo a confronto con qualsiasi opera d'arte, anche la più eccelsa, rivela qualità insuperabili e sublimi.

L'essere umano vede, ode, sa muoversi, pensa, sogna, desidera, crea.

Basta stabilire un reciproco, profondo rispetto tra queste opere d'arte preziose e uniche che sono gli esseri umani, liberandoli dalle ragnatele del lavoro coatto, dalla muffa dei sentimenti obbligatori, dagli inutili tormenti della realtà scolastica, dalla polvere fastidiosa della mediocrità culturale e televisiva, ma soprattutto dalla certezza che, se anche qualcuno ti spara, dopo poco ti risveglierai, o ancor meglio mettendo nel cuore di ognuno la convinzione che nessuno avrà mai più una qualsiasi ragione per eliminare un proprio simile.

Lascio questo paese con lo stesso sentimento che provano i bambini quando, immersi in un gioco appassionante, vengono chiamati e interrotti per questo o quel motivo.

Interrompo, spero solo temporaneamente, questo gioco meraviglioso di una società in cammino verso la propria realizzazione, decisa a dimostrare che, una volta eliminati i conflitti, i litigi, le ipocrisie personali o istituzionali, le imposizioni pubblicitarie, le vacanze obbligate e di massa, e soprattutto l'obbligo di un lavoro coatto, un'immensa energia è disponibile per il bene di tutti
.

Grazie a Tutti

titolo: FARE Professionisti: relazione finale del presidente del CoLAP Emiliana Alessandrucci
autore/curatore: Emiliana Alessandrucci
argomento: Politica professionale
fonte: CoLAP
data di pubblicazione: 12/12/2013
keywords: colap, fare professionisti, emiliana alessandrucci, legge 4/2013

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