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Aumentano le richieste di certificazione da parte dei professionisti «senza albo», che dallo scorso febbraio devono rispettare le norme della legge 4/13 sulle professioni non organizzate in ordini e collegi. La legge, pensata soprattutto a tutela dei diritti dei consumatori per garantire la qualità della prestazione, non impone il conseguimento di una certificazione professionale, né l'appartenenza a una delle associazioni di categoria; ma, promuovendo l'autoregolamentazione volontaria e la qualificazione dell'attività svolta, sta spingendo molti professionisti a cercare di dotarsi di un «bollino di qualità», per affrontare con strumenti avanzati le sfide del mercato e la crescente sensibilità dell'utenza ai temi della sicurezza e della tutela dei propri diritti.
Dopo l'entrata in vigore della legge 4/13, tra febbraio e giugno sono state pubblicate dall'Uni (l'Ente nazionale italiano di unificazione) sei nuove norme tecniche per definire le figure professionali di patrocinatori stragiudiziali, fotografi, chinesiologi, comunicatori, naturopati e osteopati. Inoltre, l'iter è già avanzato anche per altre professioni, come per esempio tributaristi, counsellor, interpreti o clinical monitor.
Poiché la certificazione del professionista è un documento da vantare presso il cliente a garanzia della qualità della prestazione, è fondamentale che sia assegnata da un organismo di certificazione indipendente, imparziale e competente. Su questi tre pilastri si fonda l'azione di Accredia, l'Ente unico nazionale di accreditamento, che per la certificazione delle figure professionali ha accreditato 26 organismi (nel rispetto della norma Uni Iso 17024), i quali hanno rilasciato – alla data del 31 luglio scorso – quasi 81mila certificazioni ad altrettanti professionisti, attivi in una trentina di ambiti. La stragrande maggioranza sono figure tecniche dell'industria manifatturiera, come saldatori e addetti ai controlli; ma alcune centinaia di certificati riguardano amministratori di condominio, tributaristi, chinesiologi e naturopati (si veda la tabella). E presto si aggiungeranno fotografi, osteopati e patrocinatori stragiudiziali, i cui schemi di accreditamento sono stati approvati il 9 luglio scorso.
Accredia stima che per le figure professionali già dotate di norme Uni vi sia un bacino potenziale di oltre 60mila professionisti, che entro fine anno arriveranno a 100mila con le norme tecniche che verranno pubblicate nel frattempo. E all'orizzonte ci sono anche altre professioni per le quali è allo studio la norma Uni, tra cui cuochi, bioingegneri, investigatori e maestri di yoga.
«La certificazione fa parte di una logica molto business oriented – sottolinea Filippo Trifiletti, direttore generale di Accredia – un po' sganciata dai meccanismi tradizionali del titolo di studio conseguito una volta per tutte, del concorso, del posto fisso. Parliamo di un mercato del lavoro sempre più dinamico, in cui diminuisce l'occupazione stabilizzata e aumenta la richiesta di flessibilità, ma anche di competenza». Un mercato in cui la dimensione internazionale è sempre più importante. «Firmiamo accordi internazionali di mutuo riconoscimento – precisa Trifiletti – per muoverci in un mercato regolato da norme comuni. Un certificato con il bollino di Accredia è spendibile in tutta Europa e nelle economie più avanzate».
Ma come si fa a ottenere una certificazione di questo tipo, valida a livello internazionale? Innanzitutto, il professionista deve verificare che ci sia un organismo accreditato che ha lo schema della professione in esame; in tale ipotesi, deve allora fare espressa domanda all'organismo di certificazione; a quel punto, spesso gli viene richiesto l'attestato di partecipazione a un corso di formazione specifico, come pre-requisito al sostenimento di un esame, di solito suddiviso in una prova teorica e una pratica. Tra corso, esame e pratiche amministrative di varia natura l'onere economico può arrivare a qualche migliaio di euro, anche se le situazioni possono differire di molto a seconda della professione. La certificazione, inoltre, ha una durata che in genere varia dai 3 ai 5 anni, dopodiché è necessario sottoporsi a una rivalutazione più approfondita rispetto alle normali verifiche periodiche attivate dall'organismo di certificazione.
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titolo: Più professionisti con il bollino
autore/curatore: Barbara Bisazza
fonte: Il Sole 24 Ore
data di pubblicazione: 19/08/2013
tags: norma tecnica, certificazioni, counseling, uni, accredia
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