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Il Movimento 5 Stelle è il primo partito per lavoratori autonomi, studenti, disoccupati, imprenditori/dirigenti. Lo testimoniano i dati di una ricerca prodotta da Ipsos dopo il voto delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio Domenica 10 marzo Il Sole 24 Ore ha pubblicato un’interessante analisi dei flussi elettorali, basata su dati dell’istituto demoscopico Ipsos. Analizziamoli dal punto di vista dei nostri lettori. Se si prende la classificazioni per ceto professionale, lo scenario è il seguente: il Movimento 5 Stelle è il primo partito per lavoratori autonomi, studenti, disoccupati, imprenditori/dirigenti. Per gli autonomi dopo Grillo c’è il Pdl e solo al terzo posto il PD. Il Movimento 5 Stelle guida la classifica anche per i dipendenti pubblici (il PD è molto vicino) e privati (qui i distacchi sono maggiori).
Tali classificazioni si riproducono sostanzialmente anche per fasce d’età. Grillo sfonda tra i 18-24 e tra i 35-54, nella quali si concentrano gran parte del lavoro autonomo “di necessità” e la disoccupazione; Bersani è primo oltre i 55 anni, Berlusconi nella fascia over 65 (e anche tra le casalinghe). Scelta Civica di Monti la Lega hanno quote poco significative.
Questi dati confermano quanto avevamo già scritto nei giorni scorsi a proposito del PD: il partito guidato da Bersani ha il suo radicamento nel mondo del lavoro tradizionale, operaio e impiegatizio, dipendente in genere, ed è su valori bassi (15%) nell’area del lavoro autonomo. Questo settore ha abbandonato la tradizionale simpatia verso il centro-destra (sia berlusconiano sia leghista), buttandosi su Grillo. In assenza di programmi precisi e proposte concrete per il mondo del lavoro autonomo, o in presenza di proposte irrealistiche come il reddito di cittadinanza il grande successo del M5S in questa parte dell’elettorato (quasi il 40%) è spiegabile solo come voto di protesta verso i partiti tradizionali, incapaci di capire e quindi di interpretare le esigenze di questa parte del mondo del lavoro in costante crescita quantitativa.
Nessuno sa come andrà a finire, i giorni che stiamo vivendo sono drammatici per l’economia reale, ma sembra che i nuovi rappresentanti del popolo siano interessati solo al gioco dei posizionamenti di potere in relazione agli equilibri parlamentari. Per quanto riguarda le partite iva e il lavoro autonomo nel suo complesso, continua a manifestarsi un gravissimo vuoto di rappresentanza. Interessa a qualcuno il destino di milioni di lavoratori senza tutele e senza futuro? Il PD, se non avesse scelto la linea Fassina a scapito di quella Ichino, forse sarebbe riuscito a intercettare parte della diaspora di questi voti dal centro-destra. Ma il figlio del benzinaio di Bettola ha preferito l’alleanza con la Cgil e i figli della generazione dei tutelati hanno preferito andare dietro il pifferaio di Genova.
Auguri a tutti noi.
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titolo: Dove sono finiti i voti delle partite Iva
autore/curatore: Francesco Bogliari
fonte: La mia partita IVA
data di pubblicazione: 12/03/2013
tags: M5S, partita iva, lavoratori autonomi, elezioni 2013
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