Pensione da fame. È quella che, sulla base delle varie riforme - a cominciare dalla Dini, del 1995 – dovrebbe aspettarsi la maggior parte dei professionisti autonomi non iscritti ad appositi Albi, e privi di un ente previdenziale di categoria. Cioè il cosiddetto popolo delle partite Iva. Non usano giri di parole, i fondatori del Giornale delle Partite Iva, mensile dei professionisti autonomi e delle nuove professioni, che ha debuttato proprio in questi giorni.
Il focus principale è proprio sulle pensioni, uno dei problemi più scottanti, per milioni di giovani che lavorano. I 'figli di un welfare minore' – in termini di assistenza sanitaria e di futura pensione - a fronte di versamenti contributivi sempre più elevati. Persone condannate alla precarietà come condizione di vita costante, e pure prive di quel riconoscimento sociale che è proprio delle professioni classiche. Perché questa componente sempre più grande del lavoro - circa 3,5-4 milioni di persone, più del 15 per cento della popolazione attiva – si trova nella libera professione, dopo aver aperto la partita Iva, non per scelta, ma per mancanza di alternative.
Qualcuno parla di 'bomba-pensioni', che potrebbe esplodere nel prossimo ventennio, quando verranno liquidati i primi assegni previdenziali, conteggiati col nuovo sistema contributivo, col rischio che si apra una paurosa voragine, nel sistema del welfare italiano. Per esperti come Pietro Ichino, i giovani stanno pensando troppo poco alle loro pensioni future, rinunciando a considerare la previdenza come una prospettiva realistica.
Ma ci sono anche delle proposte concrete. Come il disegno di legge bipartisan di riforma, firmato Giuliano Cazzola, Pdl, e Tiziano Treu, Pd, il quale prevede, da un lato, di applicare un'aliquota contributiva unica (il 24 per cento) per i nuovi occupati, a partire da gennaio 2011 e, dall'altro, di creare per tutti una pensione di base, finanziata con la fiscalità generale. Oppure le cinque proposte della Felsea-Cisl (sindacato dei lavoratori autonomi e atipici), tra le quali la creazione di un fondo sanitario ed uno previdenziale integrativi, e l'attivazione di forme di microcredito per i periodi di inattività.
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