Riconoscimento in dirittura per sei associazioni di professionisti senza albo. Si tratta dei grafologi dell´Agi e dell´Agp, dei traduttori dell´Aniti e di Assointerpreti, degli amministratori di condominio dell´Anaci e dell´Anamni. Tutte associate al Colap. Per questi sei sindacati è stata conclusa l´istruttoria ai sensi del dlgs 206/2007 e sono state poste all´attenzione del ministro di giustizia per la firma e l´emanazione dei decreti di accreditamento per la partecipazione alle piattaforme europee sulle professioni.
Lo ha comunicato al Colap ieri Giancarlo Triscari, (Ufficio III - Direzione generale della giustizia civile - Dipartimento per gli affari di giustizia), responsabile del procedimento che riguarda la direttiva europea 36/2005.
«Finalmente si comincia a vedere la conclusione di questa storia infinita», afferma Giuseppe Lupoi, presidente Colap, «e la notizia ci rende pienamente soddisfatti. L´accurato lavoro svolto dal coordinamento, la certezza di rappresentare Associazioni di qualità e la pazienza avuta in questi tre anni ci hanno premiato. Ora manca solo l´ultimo atto formale: la firma del ministro Alfano, di concerto con il ministro delle politiche comunitarie, sui primi decreti di individuazione delle associazioni del Colap».
Il ministero ha inoltre informato il Colap che relativamente al conflitto tra direttiva qualifiche e direttiva servizi sulla definizione di professione regolamentata ha chiesto parere all´ufficio legislativo dello stesso ministero. «Il fatto», dichiara Lupoi, «non ci preoccupa. Il decreto che recepisce la “direttiva servizi” contiene al proprio interno la c.d. clausola di specialità (vedasi art. 9, dlgs 59/2010), con la quale si esclude l´applicazione delle norme che contrastano con quanto previsto dalla direttiva qualifiche e dal suo decreto di recepimento (vale a dire il dlgs 206/2007).
Peraltro siamo convinti che l´Ufficio legislativo non potrà non chiarire (come ha già fatto la conferenza dei servizi di Aprile) la questione, ponendo fine al tentativo messo in campo dagli ordini professionali di considerare riservate tutte le attività “tipiche”, riducendo il mercato professionale ad un oligopolio e tagliando fuori i professionisti associativi e stravolgendo il senso e gli obiettivi di tutte le direttive europee, tese ad implementare e facilitare la libera circolazione dei professionisti».
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