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E' di questi giorni una nota dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna ripresa dal Quotidiano Sanità e da altri giornali locali tendente ad alimentare la polemica (inutile a mio avviso, anzi per tutti dannosa) tra psicologi e counselor. A nome del MoPI ho a mia volta inviato a tale giornale la seguente nota:
Spettabile redazione, egregio Direttore
Leggo il vs. articolo di oggi nelle pagine dedicate all'Emilia Romagna
dal titolo "Counselor. L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna:
“Loro intervento può essere dannoso”
Intervengo al solo scopo di precisare che non tutti gli psicologi
condividono la posizione sul tema espressa dall'Ordine dell'Emilia
Romagna.
In qualità di componente il Comitato promotore della Consensus
Conference sul Counseling, insediato nel giugno del 2016 su iniziativa
del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Comitato, tuttora
operativo) nonché in qualità di Segretario Generale del MoPI – Movimento
Psicologi Indipendenti – Associazione di categoria attiva nella
comunità professionale degli psicologi sin dal 1993, mi permetto di
sottoporre a lei e a quanti in indirizzo poche brevi riflessioni
La professione di Counselor, professione non sanitaria che in pressoché
tutti i paesi occidentali pacificamente convive con altre professioni
del mondo della relazione di aiuto ivi compresa quella di psicologo (che
come noto nel nostro paese è professione sanitaria), non è in Italia
una ipotesi, bensì un fatto. Circa 10000 operatori sono occupati
attualmente nel settore, molti sono i centri, pubblici, privati e o
riconosciuti, dediti alla formazione, forti sono i legami
internazionali delle associazioni del settore, forte l’interesse
dell’Accademia che a più riprese a dato vita a specifici master e
attività formative, svariate le iniziative di pertinenza delle Regioni
che seppur a “macchia di leopardo” hanno riconosciuto profili
professionali legati al counseling.
La questione va però inquadrata in un più ampio contesto.
La società certo richiede "cure" di natura psicologica. La professione
di psicologo risponde pienamente ed egregiamente a tale esigenza ed è
auspicabile che, in piena attuazione dei LEA (Livelli essenziali di
assistenza), tale professione sempre più possa dispiegare le proprie
competenze nei luoghi della cura, della prevenzione, del sostegno al
singolo individuo e al gruppo in difficoltà.
Ma è pur vero che la società rifiuta, giustamente, di vedere ogni
propria problematica relazionale inquadrata come problema sanitario.
Salute non è solo sanità, non è solo cura. Salute è anche e soprattutto
benessere, dispiegamento delle proprie potenzialità, raggiungimento dei
propri obiettivi, interazione con un welfare sano, resilienza e capacità
di affrontare l'imprevisto, disponibilità nei confronti del
cambiamento, capacità di comprensione e partecipazione.
Il mondo della salute insomma non può essere racchiuso e inglobato nel
mondo della sanità.
Noi psicologi abbiamo certo tanto da dire e da fare, sia per quanto
riguarda le cure e la salute che per quanto riguarda il più esteso
concetto di benessere. Mentre però nel campo della cura a buon diritto
possiamo e dobbiamo rivendicare l'esclusiva, del tutto irrealistico e
presuntuoso sarebbe arrogarsi l'esclusiva di ogni intervento
professionale nel campo delle relazioni umane.
Ecco così che il nostro sapere e la nostra competenza nel mondo che va
oltre la "cura", deve essere messa a disposizione della nascita di
molteplici professioni e professionisti diversi (Counselor, mental
coach, mediatori, filosofi pratici, analisti laici, psicopedagogisti
etc...).
Sintetizzando: ad avviso di chi scrive la salute mentale deve essere
affidata
a) sul piano organico e farmacologico a psichiatri e neurologi
b) sul piano relazionale ed affettivo agli psicologi
Il benessere invece non dovrebbe costituire riserva professionale di una
qualche categoria bensì dovrebbe essere competenza
a) in primo luogo di chiunque abbia buone idee e sappia trasformarle,
professionalizzandole o meno, in iniziative tese al miglioramento della
società o del singolo individuo
b) in secondo luogo degli psicologi che dispongono di strumenti utili da
diffondere presso chiunque si occupi di relazione di aiuto, di
empowerment, di apprendimento, di welfare
c) in terzo luogo di professioni "liquide" e non regolamentate alcune
già esistenti ed altre che nasceranno operanti nel settore
dell'arricchimento dell'individuo (counseling, coaching, filosofia
pratica, analisi laica etc..) o della collettività (mediazione
familiare, penale, civile, psicopedagogia, psicoeducazione etc..)
Vista la corposa dissonanza delle posizioni qui espresse rispetto al
comunicato dell'Ordine degli psicologi dell'Emilia Romagna sarei grato
se queste poche righe venissero da voi pubblicate a testimonianza di una
dialettica esistente nel mondo della psicologia professionale.
Con vive cordialità
f.to Rolando Ciofi
Segretario Generale del Mo.P.I.
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titolo: L'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna e il comunicato su Counseling e Mental Coach
autore/curatore: Rolando Ciofi
argomento: Politica professionale
fonte: Mo.P.I.
data di pubblicazione: 04/04/2019
keywords: Emilia Romagna, Ordine degli psicologi, counseling, counselor, mental coach
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