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Caro Presidente, cari colleghi, mi occupo ormai di politica professionale da oltre 15 anni e la mia azione è sempre stata tesa alla massima chiarezza nei confronti dei miei interlocutori. Oggi, tra questi interlocutori, c’è anche EAC, verso la quale sento il bisogno di condividere alcune riflessioni, con la speranza che possano essere un contributo utile.
In Italia il percorso di riconoscimento del counseling è stato molto lungo e, tuttora, non può dirsi di certo completato.
Il counseling inizia a svilupparsi in Italia in un momento storico in cui la professione di psicologo subisce profonde trasformazioni riuscendo ad ottenere, dopo molti anni di lotte con i medici, il tanto “agognato” riconoscimento che, per loro, si realizza attraverso la costituzione dell’albo nazionale e dell’Ordine degli psicologi.
Il vero lavoro che realtà come Federcounseling (ma soprattutto le varie associazioni che la compongono) affrontano ogni giorno, non è tanto sul versante culturale e scientifico della professione, quanto su quello politico professionale (e sono consapevole che negli altri paesi la situazione è – fortunatamente – diversa).
Benché ad oggi ogni Stato sia sovrano quando legifera sulle professioni, troppi segnali mi fanno ritenere che la vera partita sul counseling non si potrà che giocare a livello europeo.
Ritengo pertanto che la politica di EAC non possa che prevedere, per gli anni a venire, una incisiva azione a livello europeo, cui necessariamente deve seguire, da parte delle singole associazioni nazionali e/o coordinamenti, la volontà di trasportare nei singoli spazi nazionali tale politica.
Questo certamente nel rispetto delle diversità culturali e normative di ogni Stato, ma altrettanto certamente nella consapevolezza che se non si arriva ad una armonizzazione della professione tra i vari Stati membri, il counseling è destinato a plasmarsi e di fatto ad appiattirsi su logiche nazionali prive di prospettiva e di sviluppo.
Rischiamo cioè, per dirla con una metafora tutta italiana, di ritagliarci un piccolo recinto proprio come hanno fatto gli Ordini professionali in Italia, salvo poi accorgersi che quel recinto era di fatto una gabbia angusta, priva di prospettive e che in alcuni casi ha favorito l’implosione di chi si trovava al suo interno.
Sono pertanto, con questa mia, a condividere alcune riflessioni:
1. A seguito del varo della Direttiva 2013/55/UE in questi mesi in Europa si sta discutendo della European Professional Card (EPC). Il prossimo primo dicembre si terrà a Roma una importante conferenza organizzata dalla Commissione Europea e dal Dipartimento delle Politiche Europee, durante la quale verranno presentate le prime cinque categorie professionali che, in via sperimentale, si doteranno di tale card a partire dal 2016: infermieri, farmacisti, fisioterapisti, guide alpine ed agenti immobiliari. Credo che sarebbe utile che EAC prendesse quanto prima contatti con la Commissione Europea, al fine di valutare un possibile inserimento del counseling tra le future sperimentazioni.
2. In previsione di una sperimentazione sarebbe utile che EAC avviasse una incisiva e massiva opera di sensibilizzazione soprattutto in quegli Stati che, ad oggi, non vedono il counseling rappresentato da un’associazione nazionale o da un coordinamento. In tal senso credo che si dovrebbe valutare la possibilità di costruire sinergie con altre associazioni internazionali di counseling, in alcuni casi già presenti in alcuni territori.
3. Nel frattempo EAC dovrebbe definire dei protocolli di reciproco riconoscimento tra le varie associazioni che la compongono, così da favorire il libero scambio e la libera circolazione dei counselor in quegli Stati in cui EAC è presente attraverso associazioni nazionali o coordinamenti, il tutto sempre nel rispetto di norme eventualmente presenti negli Stati di destinazione. Dico questo sia in relazione allo European Certificate or Counsellor Accreditation (ECCac) – perché possa diventare un documento realmente utile per una significativa mobilità nella nostra professione – sia in relazione alla già citata European Professional Card (EPC).
4. EAC a mio avviso dovrebbe tracciare una linea di demarcazione chiara, al proprio interno, tra una division che si occupi di politica professionale e una division che si occupi di temi legati alla ricerca, alla cultura e alla divulgazione del counseling.
5. La singole associazioni nazionali dovrebbero fungere da cassa di risonanza di tali politiche all’interno del proprio paese, ma per far questo occorre che EAC riveda ed implementi la propria strategia e la propria capacità di trasmissione delle informazioni:
a) implementando un sito web capace di dare una definizione chiara di EAC e della realtà che rappresenta
b) implementando la propria presenza sui social network, favorendo un passaggio delle informazioni in tempo reale
c) implementando ad esempio una rivista che tratti sia i temi di politica professionale che i temi propri alla ricerca sul counseling
con lo scopo di far circolare e divulgare le informazioni tra i vari professionisti nei vari Stati.
6. EAC inoltre dovrebbe attuare una politica di riorganizzazione dei tesseramenti nei vari paesi, anche con lo scopo di finanziare la propria politica internazionale. A mio avviso non dovrebbe essere la singola associazione a portare ad EAC un minimo di iscritti con il pagamento delle fee annuali, ma EAC che attua sul territorio una politica tale per cui saranno i singoli counselor a desiderare di iscriversi ad EAC. Questo accadrà quando EAC sarà in grado di offrire dei servizi ai counselor: informazione, tutela, assistenza, aggiornamento, etc. Questo accadrà quando EAC diventerà, in ragione di ciò che farà, un’associazione appetibile per i counselor che troveranno dunque vantaggioso finanziare EAC e la sua politica attraverso un tesseramento annuale.
Da parte nostra vogliamo garantirvi che Federcounseling farà il massimo per contribuire a questa politica di sviluppo, mettendo in campo tutte le risorse disponibili, nella consapevolezza che una siffatta politica è un arricchimento professionale e culturale per tutti i counselor.
Con stima
f.to Tommaso Valleri Presidente di Federcounseling
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titolo: Lo sviluppo del counseling in Europa: lettera al Presidente della European Association for Counselling (EAC)
autore/curatore: Tommaso Valleri
argomento: Politica professionale
fonte: Federcounseling
data di pubblicazione: 18/11/2014
keywords: federcounseling, eac, europa, epc
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